di Carmen Trigiante
Esiste una legge, la 194 del 1978, riconfermata nel 1981 con referendum popolare a larghissima maggioranza, che tutela il diritto inviolabile della donna ad abortire nel primi 90 giorni di gravidanza. Che piaccia o no, che ci sia o meno una parte minoritaria a cui ciò non garba, non è da discutere. Quel che si discute è ben altro. Quel referendum ha espresso la volontà ferrea del popolo italiano a non sottomettere le scelte personali della donna ad alcuna pressione esterna, ad alcun credo religioso e ad alcun interesse di parte. Quella volontà popolare, però, come a volte succede nei paesi che si dichiarano democratici, non viene rappresentata nei fatti: nella maggior parte delle strutture pubbliche, infatti, il numero degli obiettori di coscienza è talmente elevato da rendere inusufruibile il servizio, e intutelabile un diritto legalmente ammesso, col risultato di portare acqua al mulino dei privati che, dinnanzi ai soldi, sono ben pronti a chiudere un occhio su ogni tipo di coscienza.
Da quando la volontà del singolo vince su quella dei cittadini? Da quando si può tollerare una simile di discrepanza tra una legge e la propria applicazione? Perché allora non consentire anche ai carabinieri, al poliziotti ed ai militari l’obiezione di coscienza? O è più “tutelabile” la vita di un feto, rispetto a quella di uomini, donne e bambini caduti sotto il fuoco dei nostri soldati all’estero? Cosa accadrebbe se anche i nostri militari si tirassero indietro, per obiezione di coscienza?
La Legge, in un sistema democratico, o si cambia, se ci sono i numeri, o si rispetta. Si può dire “non la condivido”, ma si rispetta. Altrimenti non c’è più democrazia. C’è anarchia, che è il contrario di tutto. A quei cari medici dovrebbe essere permesso solo di scegliere se dedicarsi o meno alla carriera di ginecologi, accettandone tutti i lati della professione, senza lasciare i più degradanti a coloro i quali accettano di non ostacolare un diritto garantito. Io direi che sono questi ultimi, piuttosto, i veri obiettori: obiettori di fronte ad un sistema che non regge; professionisti che accettano di vedere la loro carriera finire nel baratro, relegata solo a ciò che gli altri hanno scartato, cioè sopprimere feti, pur di essere leali con la democrazia di questo tragicomico Paese.