di Carmen Trigiante
Ci siamo lasciati traghettare verso la peggiore crisi economica e sociale del nostro secolo. A ragione si può parlare di una crisi che per dimensioni e criticità sa superando quella famigerata del ’29, per via della complessità delle economie e degli interessi sociali in gioco, che le impediscono di approdare sul terreno di una semplice svolta democratica. E infatti conviviamo con l’ipotesi non troppo improbabile del commissariamento, che significa di fatto un violento schiaffo morale alla democrazia. Chiunque abbia la benché minima competenza in materia di economia, era pienamente consapevole, già nel post bolla immobiliare americana, che ci si trovava alle porte di una valanga dalle potenzialità distruttive. Eppure nulla si è fatto per cambiare rotta. Di più, chiunque abbia la minima competenza in economia sapeva già dall’adozione dell’euro che l’Italia sarebbe stata condotta dall’inflazione impazzita in un vortice dal quale uscire sarebbe stato pressoché impossibile. Il processo è semplice quanto una deduzione matematica: inflazione; erosione dei risparmi; calo dei consumi secondari; calo dei consumi primari; riduzione della produzione aziendale; aumento della disoccupazione. E da qui la parabola discendente non ha fine, come un circolo vizioso in cui la mancanza di lavoro genera un calo negli acquisti, e il calo negli acquisti l’aumento della disoccupazione. Deficit in aumento. Interessi in crescita esponenziale. Tagli. Tagli. Tagli. Paralisi dei mercati e default obbligato. Quali erano le incognite, dov’erano i dubbi che hanno condotto i nostri esperti economisti a ignorare una siffatta certezza, conducendoci sulla via delle sabbie mobili? Eppure dinnanzi all’inevitabile paralisi generale dei mercati che ci sta alitando addosso, col sorriso sornione di chi sa che la preda è talmente idiota da proseguire dritta verso le sue fauci, continuano a mentire spudoratamente, facendosi beffe della nostra ignoranza. Chiunque abbia mai aperto un libro di economia, infatti, sa perfettamente che la situazione non può sbloccarsi da sé, e questo rigore non può che generare ulteriore recessione. Il nostro capitalismo ha generato il disastro di sé stesso. Certo, ci vorrebbe un trattato per spiegare il perché, ai sostenitori di questo sistema balordo; ma il risultato è un dato di fatto sotto gli occhi di tutti, per il quale sono inutili le disquisizioni tecniche: il capitalismo europeo è al collasso, mentre il socialismo dell’America Latina sorregge il pil. I professoroni della Bocconi lo sanno, eppure persistono a perseguire soluzioni perdenti, pur di tenersi per mano con banche e multinazionali. Non basta indignarsi di fronte a questo, perché, mentre ci indigniamo, loro bruciano la nostra vita, il nostro futuro. Onestamente è poco anche incazzarsi.